Non ho chiesto io di venire al mondo è un urlo, un bisbiglio, un tentativo impacciato. Corpi disobbedienti che domandano autenticità, che non ambiscono al futuro ma vogliono stare ed essere il più intensamente possibile. In un mondo che va a ripetizione, che ti domanda cosa fai e non chi sei, noi vogliamo agire in concerto, collocarci con tutto il corpo, essere forma incarnata di contestazione. Il lavoro parte da una riflessione sulla condizione attuale della nostra generazione e su come questo tempo storico sia focalizzato sul prodotto, sul risultato e su ciò che si ottiene, piuttosto che su chi si è e su cosa si ha da dire. Partendo da questa riflessione, le due performer esplorano le interconnessioni tra la società ipercapitalistica e iperproduttiva e il sentimento comune e collettivo di ansia e annichilimento. Tuttavia, ciò che ne è emerso è in realtà uno spettacolo che esplora il gioco, e lo "stare al mondo giocando".