Il Festival delle passeggiate è una manifestazione itinerante che l’Associazione Dominio Pubblico, in collaborazione con il Municipio VIII di Roma, ha organizzato in tre quartieri: Tor Marancia, Valco San Paolo e Montagnola.
Il programma delle passeggiate itineranti si è svolto durante due weekend di fine Ottobre 2023 (dal 20 al 22 e dal 27 al 29) ed è stato suddiviso in 6 tappe.
Nel percorso guidato siamo stati accompagnati dall’attore e regista Tiziano Panici, e da Giulia Anania, poetessa e cantautrice che suonando la chitarra e cantando ha raccontato delle storie.
Nelle nostre passeggiate abbiamo attraversato vicoli, lotti e strade inconsuete che ci hanno immerso in un mondo di arte urbana ma anche contemporanea. La sensazione che ho avvertito è stata come di scoprire un mondo, interno alla mia città, a me sconosciuto; infatti molti di questi murales non sono su strada e pertanto è necessario inoltrarsi all’interno di alcuni cortili – lotti condominiali.
Sono stato colpito da tutte queste opere, dai loro colori, dalla bellezza e dalla tecnica con cui sono stati realizzati, considerate le difficoltà dovute alle loro vaste dimensioni ma nonostante tutto ben proporzionate.
In questi quartieri si è diffusa la “Street Art”, nata tra gli anni ’60 e ’70 nelle strade di Los Angeles, di San Francisco e di New York, e poi diffusasi anche in Italia e utilizzata sempre più spesso per scopi di riqualificazione urbana, culturale e sociale delle periferie.
Sono artisti, a volte anonimi, che usano i muri come fossero dei veri e propri quadri, per rappresentare tematiche sociali soprattutto in quartieri degradati come le periferie; infatti ogni murales tratta un tema specifico ed è legata ad una storia.
La nostra prima tappa è stata a Tor Marancia, un quartiere di Roma Sud, nato intorno agli anni ’20, dove si sono trasferite numerose famiglie costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa delle distruzioni del Regime.
Sono state così realizzate delle case “popolari”, in piccole palazzine all’interno di aree verdi chiamate “lotti”. È proprio qui che, a causa della povertà e conseguente disperazione, si è sviluppata la delinquenza che è ancora un problema attuale.
Nel 2015 è nato “Big City Life”, un progetto di riqualificazione del quartiere attraverso l’arte: diversi artisti sia italiani che internazionali, hanno contribuito con la loro arte a dare del colore ai lotti di Tor Marancia. Il percorso ha avuto inizio dal “Parco delle due Torri”, dove è stato possibile ammirare un murales che raffigura due lottatori di sumo, uno di nazionalità italiana e l’altro argentina. Il lottatore argentino tiene sulle spalle il lottatore italiano, riportandoci al tema della “grande migrazione” avvenuta in Argentina, tra il 1876 e il 1976, da parte di circa 3 milioni d’italiani.
Questa lotta rappresenta il conflitto che nel Dopoguerra, si è generato in molti italiani tra il lasciare le proprie origini e la ricerca di una vita migliore.
Un giovane artista delle Filippine, Jerico, ha realizzato sulla facciata di una palazzina di Tor Marancia, un murales che ricorda la tipica Creazione di Adamo ed Eva nella Cappella Sistina con due mani che sono separate dal ramo di un fiore: l’intenzione è quella di rappresentare la distanza tra uomo e natura usando la stessa immagine di Michelangelo.
Nel quartiere Montagnola, invece, abbiamo potuto ammirare i murales che trattano il tema della Resistenza e della Memoria. Infatti proprio in questo quartiere, La piazza principale è stata intitolata ai “Caduti della Montagnola”, per ricordare una delle lotte più sanguinose accadute durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943, in cui morirono 42 soldati e 11 civili a cause dell’attacco da parte delle truppe tedesche.
In questo caso la street art è stata utilizzata al fine di mantenere la Memoria della nostra storia collettiva e non solo per riqualificare aree lasciate al degrado.
Sulla parete esterna dell’Istituto Poggiali Spizzichino, in Via Aristide Leonori, è stato realizzato un murales in memoria di Quirino Roscioni, un fornaio della Montagnola che è stato ucciso a colpi di mitraglia dai tedeschi, davanti la Chiesa della Montagnola. Dopo l’Armistizio mise a disposizione il proprio forno per le truppe italiane che si rifiutarono di consegnarsi ai tedeschi. Questo murales è accompagnato da una scritta: “quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”.
“Il pane eroico” è invece un altro murales presente nel cortile dell’Istituto scolastico, sempre legato alla memoria del fornaio Quirino Roscioni, dove viene raffigurata una piramide di ragazzi che si tengono per mano, 5 sono alla base e al di sopra una scritta “pane eroico” con raffigurato un tipico panino romano chiamato: “la rosetta”. Al di sopra ancora due ragazzi che si tengono anche loro per mano, stringendo una bandiera italiana, con un piccolo omino volante come se fosse aggrappato ad un aquilone. Si coglie la volontà di chi ha creato queste opere di riportare alla memoria fatti dimenticati o sconosciuti, al fine di ricostruire la storia e i valori di questi uomini combattenti per la patria.
Sempre all’interno del cortile scolastico si può ammirare un altro murales, ancora legato al tema della Resistenza, in cui è stata ritratta una donna seduta su una bicicletta, con una borsa a tracolla, l’attenzione cade su un fiore rosso che spunta dal taschino della sua maglietta, sembra trattarsi di un papavero simbolo della Resistenza del Neofascismo.
A quel tempo le donne dette “biciclettiste” pedalavano per le strade di Roma e dell’Italia per portare materiali e messaggi, sottoponendosi a dei rischi molto alti.
Un murales molto originale è quello realizzato da Collettivo 900 che rappresenta una sorta di fotografia del volto di una donna che sembrerebbe essere stata un’attrice famosa degli anni ’50 – ’60, che ha interpretato un film di Luigi Comencini che è stato girato tra quartiere S. Paolo e Montagnola, simbolo di rinascita e di grande trasformazioni.
Il murales è accompagnato da una grande scritta “NOVECENTO” di colore giallo, preceduta dalla figura di un’altra donna in un atteggiamento sognante, come se fosse la spettatrice della proiezione del film, visto che è rivolta verso l’immagine dell’attrice.
Nel quartiere Valco San Paolo, sulla facciata laterale di un palazzo, in Llargo Giuseppe Veratti, è stato realizzato un murales che richiama il tema della scienza nel quale si può intravedere, su più immagini sovrapposte, il volto di una donna con i capelli raccolti che osserva attraverso un microscopio, mentre nelle altre immagini sovrapposte sembrerebbe svolgere dei lavori di casa. Al centro del murales si può facilmente distinguere l’immagine della tipica struttura del DNA e un’immagine stilizzata di una cellula con all’interno la X del cromosoma.
Il murales è stato dedicato alla scienziata Rosalind Franklin che attraverso la tecnica dei raggi X, è riuscita a fotografare per prima la struttura a doppia elica del DNA.
Rimanendo sempre a Largo Giuseppe Veratti abbiamo osservato un’opera collettiva di street art e street poetry compiuta da 4 artiste tra cui una poetessa (proprio Giulia Ananìa).
Il tema trattato è quello dell’universo, infatti viene ritratta una donna vestita con un abito di color azzurro cielo, con decorate stelle pianeti e costellazioni. La donna indossa un casco, attraverso il quale osserva il cielo stellato, sul cui sfondo è stata scritta una poesia che tratta in modo romantico dell’universo e sottolinea i sogni e le conquiste scientifiche di uomini e donne.
La Poetessa che ha composto i versi del murales li ha dedicati all’astronauta Samantha Cristoforetti, immaginando come se fosse nata nel quartiere che è dedicato a scienza e tecnica, infatti in Via della Vasca Navale si progettavano gli scafi delle navi, ora sede della Facoltà di Ingegneria dell’ Università di Roma 3.
Un altro murales che mi ha particolarmente colpito, è l’opera dedicata a Settimia Spizzichino, la prima ed unica donna sopravvissuta nel 1943 quando i nazisti entrati nel ghetto ebraico di Roma, catturarono e deportarono nei campi di sterminio un migliaio di persone di religione ebraica.
In essa viene raffigurata una pianta circondata da fiamme di colore rosso da cui si ramificano dei rami di spine, che rimanda all’episodio del roveto ardente in cui Dio si rivelò a Mosè. Tra i rami della pianta sono raffigurati 12 simboli che rappresentano le 12 tribù, in cui era diviso il popolo di Israele, con 7 fiammelle che ricordano il candelabro a 7 bracci, simbolo della religione ebraica. In alto è riportata una scritta ripresa da un Salmo della Bibbia.
I murales visti nel lungo percorso sono stati numerosi e sarei stato troppo prolisso nel descriverli tutti: uno ad uno.
Ho considerato quelli di cui sono rimasto più affascinato sia per il tema trattato che per l’illustrazione. Ho scoperto quanto “un muro” possa essere utilizzato come un foglio su cui poter raccontare temi molto importanti, che non solo abbelliscono la città, ma fanno riflettere e valorizzare un’arte contemporanea che ho scoperto essere un grande mezzo di comunicazione. Non mi aspettavo che Roma potesse essere un museo a cielo aperto, in più ho compreso che la street art è una vera e propria arte di forma espressiva che, non ha nulla a che vedere con il graffitismo o con tutte quelle forme in cui vengono “imbrattati” i muri.