Ph. Claudia Pajewski

Il cavaliere inesistente 

La ricerca di un qualcosa che dia un significato al nostro essere è ciò che smuove il desiderio di cimentarsi in nuove avventure, lo sprone che induce ognuno di noi a metterci costantemente in gioco segnalando la nostra presenza in un mondo nel quale, per quanto paradossale possa sembrare, possiamo sentirci invisibili, in qualche modo inesistenti. Nell’adattamento teatrale della celebre opera di Italo Calvino Il cavaliere inesistente (andato in scena il 13 dicembre al Teatro India di Roma), terzo libro della trilogia de I nostri antenati, Tommaso Capodanno e Matilde D’Accardi conducono un lavoro incentrato sulla ricostruzione di quella ricerca di senso che sottende alle vicende di tutti personaggi, i quali, tra guerre e peripezie, non rimane loro altro se non l’adempimento di un’unica e fondamentale missione: il diritto di affermarsi come artefici della propria storia, di una narrazione esperienziale che presuppone prima di ogni cosa la conoscenza di sé, l’imparare ad essere. 

 La trama è costellata di riferimenti suggestivi all’autoaffermazione come motore di una perpetua nonché disperata impresa nel raggiungimento effettivo di qualcosa che ci appare incolmabile, qualcosa che ci rende prigionieri di un continuo tergiversare in questa epopea esistenziale piena di sfide e ostacoli insormontabili, come del resto per gli eroi dell’opera di Calvino e delle grandi avventure cavalleresche tramandate nel tempo. Lo spettacolo dona nuova linfa a questo gioco incessante di vicende rocambolesche grazie alle azioni dei protagonisti, finalizzate a dare corpo e sostanza alla propria identità, ad un esserci per noi e per gli altri. Tutto questo viene non a caso traslato in Agilulfo, il nostro cavaliere inesistente (interpretato da Evelina Rosselli), personaggio solido e al contempo controverso, su cui ruota attorno il dissidio tra il volere apparire e il sentirsi che decostruisce l’idea di unicità che sorregge la personificazione di un io. Il cavaliere racchiude dentro di sé questo conflitto. All’interno dell’armatura c’è un nulla nel quale riecheggia la volontà di essere riconosciuto come individuo dotato di valore ed integrità morale, al pari di un uomo al servizio di nobili ideali. Tale volontà è tuttavia destinata a smarrirsi nel vuoto di quella stessa armatura di cui Agilulfo è rivestito e dalla quale sa perfettamente di aver forgiato la propria immagine. L’utilizzo del puppet nella trasposizione teatrale esprime appieno l’impossibilità di affrancarci da certe rappresentazioni di sé: la marionetta diviene il veicolo di una serie di azioni eseguite meccanicamente da parte di un personaggio schiavo di automatismi e regole, apparentemente sprovvisto di una propria volontà. 

Talk con Tommaso Capodanno, Matilde D’Accardi e le attrici dello spettacolo “Il cavaliere inesistente”
ph. Flavia De Muro

Eppure, l’imponente cavaliere rispecchia il motivo alla base del quale ogni personaggio cerca di tracciare il proprio cammino e liberarsi da quello stato di confusione da cui tutto ha origine: nelle storie di Rambaldo, Torrismondo, Bradamante e Gurdulù, incertezze e rivelazioni segnano i loro rispettivi percorsi narrativi. La loro messa in scena è lasciata alla versatilità delle quattro attrici dello spettacolo (Francesca Astrei, Chiara Bisceglia, Evelina Rosselli, Giulia Sucapane), capaci di dare risalto all’ironia e, in particolare, allo slancio emotivo che irrompe nell’animo dei protagonisti e che li porterà finalmente a travalicare quel limite al di là del quale la guerra è solo un ricordo, e il sentirsi liberi di fare le proprie scelte senza soggezione alcuna il principio. Tale dispositivo drammaturgico dona toni particolari alla rappresentazione, e soprattutto conferisce un volto e una voce all’emancipazione e al cambiamento. Pensiamo all’impresa di Torrismondo, deciso a svelare l’arcano della sua nascita mettendosi alla ricerca del Sacro Ordine del Graal. Benché la realtà dei fatti generi in lui amarezza e disillusione rispetto a credenze consolidate, ben presto condividerà con gli abitanti della terra di Curvaldia, vittime delle iniquità provocate dai cavalieri del Graal, la possibilità di costruirsi un’esistenza alternativa, di prendere le redini del suo avvenire e quello di una comunità alla quale sente ormai di essere indissolubilmente legato.

Talk con Tommaso Capodanno, Matilde D’Accardi e le attrici dello spettacolo “Il cavaliere inesistente”
ph. Flavia De Muro

Le quattro attrici uniscono le proprie voci per offrire al pubblico il canto di un’epica storia in cui trovano ampio spazio la perseveranza, la passione, il coraggio di rimanere fedeli a sé stessi fino alla fine malgrado le avversità e la sensazione di ritrovarsi schiavi di un travaglio esistenziale verso il quale non si ha voce in capitolo. L’avventura coinvolge lo spettatore mettendo in scena le gesta di eroi impegnati ad abbattere le mura innalzate dalla paura di fallire nelle loro battaglie personali, di dover accettare un epilogo che non sia all’altezza di desideri e vocazioni. Anche solo riconoscendo a sé stessi quanto l’amore rendi effettivamente completi, partecipi e protagonisti di questa vita, potrebbe fare la differenza. Terminato il gioco delle parti, il coro delle attrici annuncia finalmente il concludersi di una rappresentazione nella quale l’inesistenza non era dettata solo dall’invisibilità del corpo ma dall’oscurità di anime impegnate a dover fare i conti con la propria immaturità e nel cercare di superare l’inconsapevolezza di fronte alle innumerevoli possibilità date dal mistero dell’esistenza. 

Talk con Tommaso Capodanno, Matilde D’Accardi e le attrici dello spettacolo “Il cavaliere inesistente”
ph. Flavia De Muro

Massimo Fabbri 18/12/23