È l’assillo di un’efficienza strumentale, opportunistica, non il diritto sacrosanto di sentirsi realizzati e pienamente soddisfatti, il principale comandamento di questo sistema non esente da paradossalità. Il suo potere salvifico resta precluso a chiunque non si conformi alla sua logica, a tutti coloro che non si ritrovino nelle condizioni di poter offrire un contributo materiale, sebbene tutto ciò non avvenga sempre per mera scelta personale. È il caso di tanti giovani e non in cerca di un ruolo da svolgere nella società, in cerca di un margine di dignità per non sentirsi inferiori o inetti, per non sentirsi continuamente additati come disoccupati o, peggio ancora, falliti. Anche loro, forse inconsapevolmente, sono inseriti in questo immenso e spietato meccanismo, in cui, per quanto non ci sia nulla di trascendentale, ci saranno comunque degli “eletti” sicuri del miraggio di una terra promessa, e chi invece, per una prassi senza scrupoli, verrà dimenticato. Tutto questo, in fin dei conti, è normale. Rientra tutto quanto nei calcoli. I due attori in scena, Alessandro Balestrieri ed Eleonora Paris, raccontano questa esperienza: il disagio di due giovani alle prese con una realtà lavorativa indifferente alle nostre vere esigenze.
Ma non è mai troppo tardi. Arriverà il momento in cui guarderemo il “centro” invece di limitarci a gravitarvi intorno. Sarà quell’attimo di intima consapevolezza che aiuterà a comprendere, a capire finalmente come la nostra adesione al culto comporti inevitabilmente l’inabissarsi progressivo dello spirito nella profondità di quella follia che giustifichiamo nei termini di utile e necessario, di giusto e doveroso. È ora di riemergere, ritornare in superficie e godere di questo meraviglioso attimo al quale non si è abituati e ricominciare a respirare… e magari prendersi tutto il tempo che abbiamo per ammirare quel raggio di sole che illumina lo spazio circostante.