Re Lear - un uomo nella tempesta della vita
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Re Lear - un uomo nella tempesta della vita
Gabriele Lavia torna al Teatro Argentina con uno spettacolo a lui particolarmente caro, un omaggio al maestro Giorgio Strehler che al tempo lo diresse nel ruolo del giovane Edgar. A distanza di 50 anni, con un bagaglio di esperienze e consapevolezze maggiore, Lavia riporta in scena il dramma shakespeariano che più di tutti, dopo l’Amleto, esplora il grande dilemma esistenziale della vita umana: cosa resta quando smettiamo di "essere"?
Questa volta, però, sceglie di indossare i panni dell’anziano Re Lear, un ‘’povero’’ uomo che trova la forza di riscoprirsi tra la solitudine e il rimpianto, per mettere in scena l’infinito dramma dell’essere umano che, tra tradimenti, perdite e menzogne, cerca di farsi strada nell’impetuosa tempesta della vita.
Divenuto ormai troppo vecchio per governare un regno così vasto come quello di Bretagna, Re Lear decide di abdicare e dividere le terre tra le sue tre figlie. Mentre Goneril e Regan, le due figlie maggiori - sposate rispettivamente con il duca di Scozia e il duca di Cornovaglia - reagiscono entusiaste alla notizia e sono disposte a dimostrare in parole l’amore verso il padre, Cordelia, la terza e ultima figlia, rifiuta i numerosi pretendenti in nome di un amore più sincero verso la figura paterna. L’onestà intellettuale ed affettiva della piccola Cordelia, nonchè la sua estrema sincerità, non vengono, tuttavia, apprezzate dall’anziano padre che, non compiaciuto, decide di cacciarla di casa, dividendo la sua eredità tra le due sorelle.
Quella che sembra essere una saggia decisione lascia, tuttavia, spazio al complotto ordito da tempo da Goneril e Regan; le due donne non sono guidate da sentimenti amorevoli nei confronti del padre, non hanno accettato la sua eredità per scaricarlo dal pesante fardello del potere, bensì per beneficiare le proprie egoistiche ambizioni. Come delle vere e proprie sanguisughe, in modo lento e quasi impercettibile, privano il padre di ogni cosa, persino dei suoi cento cavalieri, fino ad abbandonarlo completamente nel bel mezzo di un’impetuosa tempesta.
Spoglio di ogni ricchezza, di ogni avere, di ogni titolo, Lear scopre nel vagabondaggio la dura verità del “non essere”, rendendosi conto che in quella piccola parola che è ‘’Re’’ era racchiusa tutta la sua esistenza; nel momento in cui ha rinunciato al suo ruolo, infatti, egli ha accettato di diventare “uomo che non è niente”. Ed è proprio il “niente” ad essere il vortice che lo travolge; in scena vento, tuoni e lampi simulano la tempesta naturale, mentre quella interiore si fa strada nella mente di Lear e stravolge ogni sua certezza, senza alcuna possibilità di rimedio.
Mentre Lear continua il suo viaggio alla ricerca di quell’essere perduto, in compagnia delle uniche due persone che gli sono rimaste accanto, il Matto e un mendicante - in realtà il suo leale consigliere Kent - parallelamente continuano i complotti di potere delle due sorelle, ai quali si aggiunge quello di Edmund, figlio del conte di Gloucester, che vuole riscattare la propria vita dall’etichetta di ‘’bastardo’’ una volta per tutte, rivolgendo la propria vendetta sia contro il padre che contro il fratello Edgar, da sempre prediletto.
Facendo affidamento sul suo ‘’fascino maledetto’’ Edmund ottiene il favore di Goneril e Regan, mettendole l’una contro l’altra e, attraverso una serie di inganni, riesce a far passare il padre come traditore agli occhi di tutta la corte, dopo aver confessato la sua lealtà a Lear, e a far esiliare il fratello.
Così, proprio mentre Lear vaga per le strade cercando di accettare il proprio “non essere”, Edgar rinuncia spontaneamente al suo essere per diventare momentaneamente il povero pazzo Tom che Lear prende con sé. Due facce della stessa medaglia si riconoscono l’uno nell’altro e si aiutano a vicenda: Lear si rende conto che solo nella sua condizione di non essere è capace di ‘’vedere’’ realmente le cose come sono, riuscendo così a ricongiungersi con Cordelia, la figlia perduta, l’unica di cui avrebbe dovuto fidarsi; al contrario, è proprio attraverso la privazione del proprio essere che Edgar è in grado di trovare la sua libertà di uomo e il proprio riscatto, riuscendo a vendicare la morte del padre e mettendo fine agli inganni del fratello.
E alla fine, in questo mondo di folli, tra chi muore accecato dal potere e chi rinasce interiormente in una nuova forma di essere, mentre le luci si affievoliscono, compare l’ombra dell’unico personaggio ad aver sempre compreso la vera essenza dell’uomo e della vita: è proprio il Matto che lascia al suono della sua dolce fisarmonica la più amara riflessione sull’umanità.
di Vittoria Federiconi e Vittoria Ferraro Petrillo